Volvo P1800, la prova del restomod firmato Cyan Racing

fonte articolo e foto – it.motor1.com – Di: Brett Evans

Una volta la “sportiva” di riferimento di Volvo era la P1800, una coupé degli anni ’60 con appena 100 CV. Mezzo secolo dopo, Cyan Racing ha deciso di dare nuova vita alla svedese con un restomod in tiratura limitata destinato a chi possiede un portafoglio davvero pesante.

I nostri colleghi americani hanno avuto la fortuna di mettersi al volante di uno dei primi esemplari per testare le sensazioni di guida e i grandi cambiamenti rispetto al modello originale. Ecco com’è andata.

La nascita di Cyan

Prima di tutto: chi è Cyan Racing? Si tratta del reparto corse del gruppo Geely, nato con le Volvo e il nome Polestar nel 1996 e capace di vincere tre campionati mondiali WTCR, tra cui l’ultimo nel 2019 con Lynk & Co.

Per fare alcuni esempi, il reparto ha curato le versioni sportive di S60V60 XC60. E ora, la compagnia capitanata dal general manager Hans Baath ha iniziato un nuovo capitolo della sua storia, mettendo a punto delle P1800 molto speciali.

Coaì, un po’ sulla falsariga di Singer con le interpretazioni moderne delle classiche Porsche 911, anche Cyan trasforma una P1800 d’epoca in una sportiva dei giorni nostri, secondo il gusto specifico di ogni cliente.

Nel caso dell’auto in prova, l’azienda ha restaurato da cima a fondo un modello del 1964 mantenendo intatto il look, ma aggiornando ogni aspetto, dal motore agli interni, passando per il telaio.

Come ti trasformo una P1800 d’epoca

Se esteticamente la P1800 è estremamente fedele all’originale, sottopelle e a bordo si tratta di un’auto completamente diversa. Ad esempio, Cyan ha rivisto interamente la parte telaistica per migliorare la rigidità strutturale della vettura e per permettere di ospitare il nuovo motore. I pannelli originali sono stati sostituiti con moderni alluminio e fibra di carbonio, mentre gli interni presentano ora eleganti rivestimenti in pelle.

La plancia, però, è rimasta estremamente “vintage” con indicatori analogici di colore blu, in perfetto abbinamento alla tinta esterna. Il volante ricorda quello delle sportive di una volta, mentre il roll bar aggiunge rigidità e sicurezza all’intera struttura.

In aggiunta, questa Volvo può contare su ammortizzatori regolabili Ohlins e sull’impianto frenante AP Racing, due componenti presenti nella Polestar 1. Senza dimenticare che l’azienda ha optato per altri interventi di derivazione corsaiola montando sospensioni indipendenti a doppio quadrilatero davanti e dietro.

A tutte queste modifiche si somma quella del motore: Cyan ha installato un 2 litri a 4 cilindri turbo derivato dalla S60 TC1 da corsa capace di raggiungere i 420 CV e 456 Nm, ossia ben di più rispetto ai 100 CV e 149 Nm della Volvo degli anni ’60. La potenza è scaricata sulle ruote posteriori attraverso un cambio manuale a 5 marce e pneumatici Pirelli P Zero di larghezza 265 al retrotreno e 245 all’avantreno.

Potenza moderna, guida vintage

In un modo fatto di sportive e supercar da 600 e passa cavalli, una potenza di 420 CV può apparire modesta. Ma bisogna considerare che la P1800 pesa meno di una tonnellata. L’esperienza di guida, quindi, è emozionante, anche perché bisogna considerare che, per mantenere quanto più possibile le caratteristiche di una volta, non troviamo né l’ABS né il controllo di trazione.

Al volante, però, la Cyan non è terrificante da guidare, anzi. Una volta allacciate le cinture di sicurezza a cinque punti, prendere familiarità con quest’auto è piuttosto semplice e si rimane sorpresi dal temperamento e dalla docilità dell’assetto alle basse velocità. Fatta l’abitudine alla risposta dei freni e ad un servosterzo quasi inesistente, ecco che si comincia a prendere confidenza con la P1800.

Proprio il feeling del volante rappresenta perfettamente l’obiettivo previsto (e raggiunto) da Cyan, ossia creare una sportiva classica in chiave moderna e non una sportiva moderna con look d’epoca.

Ciò è evidente anche nella risposta del motore. Il 2.0 è lineare a tutti i regimi e chiede “supporto” al turbo solo quando la velocità comincia ad alzarsi in modo importante. Così, la vettura può apparire un po’ lenta nella partenza da fermo, pur spingendo costantemente fino al limite dei 7.700 giri.

Se si seleziona la marcia giusta, uscire dalle curve e dai tornanti montani dà soddisfazione, anche perché l’acceleratore funge più da regolatore di velocità che “interruttore” ON/OFF come in tante sportive e supercar.

Vista l’assenza di controlli elettronici, non è impossibile incorrere in sottosterzo o sovrasterzo. Tuttavia, la Volvo dà “segnali” precisi lasciando intuire la perdita d’aderenza attraverso il suo assetto estremamente diretto.

Una svedese da collezione

Mettersi in garage una Volvo P1800 firmata da Cyan, comunque, non è certamente semplice. Baath ha rivelato ai nostri colleghi americani che l’esemplare in prova costa circa 700.000 dollari (686.000 euro). Una cifra molto importante da sborsare, soprattutto se si considera che le Porsche 911 di Singer partono da circa 400-450 mila euro.

Chi ricerca un restomod così esclusivo, però, non guarda il prezzo, ma l’esperienza di guida e le emozioni che l’auto è in grado di regalare. E su questo fronte, la Volvo P1800 può giocarsi tante carte.