Stop alla vendita di benzina e diesel dal 2040, 4 pro e 4 contro

Francia e Regno Unito le vogliono mettere fuori legge entro quella data. Norvegia e Olanda anche prima, ma sarà davvero tutto rose e fiori?

Il 2040 potrebbe essere l’anno della fine delle auto del motore termico. Lo hanno già deciso Francia e Regno Unito, potrebbe essere lo stesso anche per l’Italia. Anche la Germania ha già annunciato un piano analogo, vogliono addirittura anticipare al 2025 l’Olanda e la Norvegia, dove è già in atto un piano di elettrificazione imponente che ha già portato il mercato a raggiugere un grado di elettrificazione (elettrico puro e ibrido plug-in) del 42% nei primi 6 mesi di quest’anno con l’obiettivo di raggiungere il 70% nel 2020 e di dare l’addio definitivo ai pistoni un lustro più tardi. Vediamo di enucleare quattro motivi per i quali questo passaggio è davvero possibile e desiderabile:

Perché sì

#1. L’ambiente ci guadagna. L’auto senza motore termico (elettrica o ad idrogeno) annulla le emissioni locali, inquinanti (CO, NOX, particolato e idrocarburi incombusti) e non (anidride carbonica). I benefici per l’ambiente, soprattutto nelle grandi città, saranno enormi, ma metteranno a nudo anche le reali responsabilità dell’automobile nei confronti dell’ambiente, al di là di qualsiasi forma di demagogia. Troppo spesso infatti è stata buttata la croce sulle spalle di un’industria che, come nessun’altra, ha compiuto progressi imponenti sul piano del rispetto ambientale, non solo per i veicoli, ma anche per i processi produttivi e la gestione di fine vita.

#2. Maggiore efficienza. L’auto senza pistoni sarà spogliata definitivamente di elementi emozionali e ancestrali accelerando sempre di più lo spostamento dai concetti di automobilista a fruitore di mobilità e dalla proprietà all’utilizzo. Questo vorrà dire un parco circolante inferiore per dimensione, ma più efficiente e sicuro. Dunque più spazio per tutti, minor inquinamento, meno costi sociali e anche più reddito a disposizione delle famiglie. In due parole: maggiore efficienza, nel senso più ampio del termine. Questo aspetto si incastra alla perfezione con gli altri due megatrend dell’automobile: la guida autonoma e la connettività. E vi aggiungiamo un terzo: l’auto condivisa.

#3. Meno manutenzione. L’auto priva di motore termico è più efficiente anche in termini di spazio e di TCO (Total Cost of Ownership) perché, tranne per che per la batteria, è fatta di parti di dimensioni più contenute e in numero notevolmente ridotto. Dunque meno guasti, meno manutenzione e meno soste per guasti e assistenza. Anche le dimensioni inferiori delle parti elettromeccaniche favorirà una loro migliore collocazione. È dunque altamente probabile che le auto di domani saranno più spaziose e anche più piccole, almeno in lunghezza mentre la necessità di avere la batteria nella parte bassa le porterà ad essere più alte.

#4. Più divertente da guidare. Tra tutti gli elementi “razionali” e “smaterializzanti” dell’auto senza pistoni, ve n’è uno che ha un valore emozionale. L’auto dotata di motore elettrico è sicuramente più gradevole e divertente da guidare per le caratteristiche del motore stesso: non ha parti a moto alternato (dunque nessuna vibrazione e rumore minimo) e esprime la coppia massima sin dallo spunto, dunque il massimo della spinta possibile è sempre disponibile e perfettamente dosabile sotto il pedale. Il minore inquinamento acustico renderà addirittura necessario un rumore artificiale a bassa velocità.

Perché no

#1. Poche alternative. L’elettrificazione della motorizzazione di massa non sarà semplice e neppure omogenea. Da un lato infatti è più auspicabile nelle grandi città dove gli spostamenti sono brevi e dove tuttavia la possibilità di ricarica per il privato è assai limitata. D’altro canto, nei comuni medio-piccoli, dove invece sono molti di più coloro che hanno box e parcheggi privati (aspetto di per sé disincentivante a liberarsi della vettura di proprietà), le esigenze di mobilità sono differenti e minore è la disponibilità di trasporto pubblico e soluzioni alternative come il car sharing, inoltre le percorrenze sono maggiori, ma spesso implicano pendolarismo verso i grandi centri.

#2. Servono incentivi. Il processo di elettrificazione dell’automobile sta proseguendo piuttosto velocemente e già nei prossimi anni sono attese novità per le batterie allo stato solido e per la velocità di ricarica con colonnine a tensione e amperaggio elevati, ma tutto questo avrà un costo accettabile? Soprattutto pensando che nel frattempo stanno agendo sull’automobile altri fattori di cambiamento come la connettività e la guida autonoma? È evidente che per gestire questo passaggio ci vorranno programmi di incentivazione che implicano investimenti statali, sgravi fiscali e costi per i clienti. Saranno sostenibili da tutti i paesi e da tutti i tipi di persone?

#3. Meno lavoro all’orizzonte. C’è infine un problema sociale e politico legato ad un mondo dove ci sarà bisogno di meno automobili e fatte di meno parti. Tutto questo apre un problema economico e sociale per tutta la filiera economica coinvolta, sia dal lato dell’industria (fornitori compresi) sia nel post-vendita: l’automobile senza motore termico darà lavoro a meno persone e, con ogni probabilità, questa perdita non potrà essere riassorbita dal mondo dei nuovi servizi dove comunque il fattore tecnologico e di capacità di investimento sarà preponderante.

#4. I fattori macroeconomici e geopolitici legati alle batterie. Il progressivo abbandono del petrolio porterà, molto probabilmente, a diminuirne il costo e dunque renderà meno conveniente l’abbandono del motore termico facilitandolo anzi nei paesi emergenti dove la propensione alla motorizzazione è invece elevata. Per il mondo occidentale (dunque per noi) rimangono due problemi: l’approvvigionamento del nuovo petrolio ovvero del litio, e del riciclaggio delle batterie. Per il primo la domanda è: si creeranno nuove tensioni internazionali? Si parla di “uso secondario” stazionario per le batterie. Ma poi, una volta smontate dai veicoli, chi si farà carico del “terzo tempo”? E con quali costi?

fonte articolo e foto – omniauto.it –  Nicola Desiderio