Peugeot 806, il motoscafo per l’asfalto

Ispirata alle imbarcazioni da diporto degli anni ’50, aveva l’abitacolo tipico di una barca

Curiosità

pubblicato il 18 settembre 2017

Dossier Concept Dimenticate

Peugeot 806, il motoscafo per l’asfalto

Ispirata alle imbarcazioni da diporto degli anni ’50, aveva l’abitacolo tipico di una barca

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Peugeot 806, il motoscafo per l'asfalto

Peugeot ha da sempre un rapporto molto speciale con le cabriolet. Basti pensare che già negli anni ’30 aveva introdotto il primo tetto in metallo ripiegabile sulla 402 Eclipse, ripreso poi dalla 206 CC nel 2000 e dalla 307 CC di fine 2003. Quest’anno compie vent’anni la 806 Runabout, concept di una barchetta ispirata al mondo della nautica che ha debuttato al Salone di Francoforte e che, seppure mai pensata per la produzione in serie, ha lasciato il segno nello sviluppo dei modelli convertibili che da lì a pochi anni sarebbero stati immessi sul mercato.

Sottopelle è una monovolume

Chi si ricorda le auto degli anni ’90 si ricorderà che la Peugeot 806 era una monovolume sviluppato da PSA insieme al gruppo Fiat e che ha preso anche i nomi di Fiat Ulysse, Citroen Evasion e Lancia Z. La base di partenza della 806 Runabout è la stessa del MPV italo-francese ma i designer del Leone hanno stravolto lo stile ispirandosi a quello dei motoscafi di inizio ‘900, famosi soprattutto dagli anni ’50 e ’60 e simboli di lusso ed eleganza. L’idea alla base del progetto era infatti quella di riallacciarsi e celebrare l’esperienza – piuttosto breve – di Peugeot nel mondo della nautica, cominciata all’inizio del secolo scorso per volere di Armand Peugeot e terminata appena 28 anni dopo.

Pronta per lo yacht club

Dalle imbarcazioni da diporto dalle quali prendeva il nome, la 806 Runabout ereditava il ponte di comando, il posto di guida scoperto simile a quello di un timoniere, l’arredo, compresa la zona bar con strapuntini girevoli, e i materiali di rifinitura, a cominciare dal legno teak, dalla pelle bianca e dall’acciaio inox. Ma non finisce qui, perché c’era anche la zona sotto il ponte in legno che poteva ospitare una moto d’acqua. Il volante era rivestito con del cordame e il per coprire l’abitacolo c’era un tendalino come quello tipico dei motoscafi. Niente eliche però: sotto il cofano di questa concept c’era un sei cilindri a V da tre litri capace di 191 CV e abbinato ad un cambio automatico robotizzato a quattro rapporti.

fonte articolo e foto -omniauto.it –